Sometime I feel I am rotting
in the compost heap of my words.
I build them and save them in piles.
I align them, interspace them,
but they are not retaining their places.
Sometime searching for one I dig rather deep
extracting only worms and manure
leaving hollows to be filled by my dead.
Sometime one word becomes nourishment for another
that sprouts and flowers from unimaginable grounds.
I know I didn’t choose her,
I was chosen by choice, by most formidable thoughts.
Sometime words are stuffed very tightly in the ink of my pen.
Reservoir of my dreams.
Now anxiety grabs me.
If I loose it will I lose all the poems of my life?
I’ll be lost in the labyrinth of living it.
Will a stylus be enough or is the ink the secret?
Sometime words are so heavy and too hard
and can weigh like a boulder.
Some, cut deep like the blade of a razor.
Others dull like my life in the moments of truth.
And what a spectacle when they blow like hurricane winds.
Destructive. Annihilating. Sublime. Disinfectant.
I try to control them, to slow them, deviate their courses
but only by wearing the magical wings of a vulture
can I soar above those windy cadaverous times.
I shall feed on them leaving bones to survive.
Like letters.
Scattered across the plains of my mind, and with them,
I will build and rebuild on the top of worthy words
built by worthy worders worth my time.
What labor for an audience mostly silent.
Then finally the impossible solution appears.
The problem is the people unable to read
with their souls instead of their eyes.
They don’t know how to listen
with one ear on top of their chests,
They can smell only life artificially scented.
Ask for syrup to cover reality, bitterness of life
and betray humanity’s promise, like me,
when I betray my wife with poetical words.
E.Santini ©
LETTERE DI VALORE
A volte mi sento marcire
nel cumulo delle mie parole compostate.
Le costruisco e conservo a mucchi,
le allineo, distanzio,
ma non mantengono il loro posto.
Alle volte cercandone una, scavo profondo
estraendo solo vermi e concime,
lasciando vuoti riempiti dai miei morti.
Altre volte una parola
diventa nutrimento per un’altra
che spunta e fiorisce da terreni inimmaginabili.
Lo so, non la scelsi io,
fui scelto per caso da formidabili pensieri.
Alle volte l’inchiostro della mia penna
è fittamente riempito di parole.
Riserva dei miei sogni.
Adesso l’ansia mi attanaglia:
se la perdo, perderò tutti i poemi della mia vita.
Mi smarrirò nel labirinto di viverla.
Basterà un pennino o il segreto è l’inchiostro?
Alle volte le parole sono così cariche e dure
da pesare come rocce;
altre tagliano profonde come lame di rasoio;
altre spente, come la vita nei momenti di verità.
E che spettacolo quando soffiano come venti d’uragano.
Distruttive. Annilianti. Sublimi. Disinfettanti.
Provo a controllarle, rallentarle, deviarne i percorsi;
ma solamente indossando le magiche ali d’avvoltoio
posso sollevarmi al di sopra di questi tempi cadaverosi.
Me ne nutrirò lasciando solo ossa a sopravvivere.
Come lettere.
Sparse sulle prateria della mia mente,
e con loro,
costruirò e ricostruirò sopra degne parole
costruite da parolai di valore degni del mio tempo.
Quante fatiche per un pubblico silenzioso.
Poi finalmente la soluzione impossibile appare.
Il problema è il pubblico,
incapace di leggere
con l’anima invece degl’occhi.
Non sanno ascoltare
con l’orecchio sopra il petto,
odorano di vite profumate artificialmente.
Chiedono dolci sciroppi
per capire le amare realtà della vita,
e tradiscono la promessa dell’umanità,
come me,
quando tradisco mia moglie
con parole poetiche.
E.Santini ©
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